Cartellino rosso al Consiglio regionale del Veneto

, di Federico Brunelli

Cartellino rosso al Consiglio regionale del Veneto

Disapprovo con forza il voto favorevole da parte del Consiglio regionale della mia regione, avvenuto il 28 novembre, sull’ipotesi di un referendum sull’autodeterminazione del Veneto.

Mi rammarico che Luca Zaia, pur riconoscendo che il referendum non è una strada praticabile [1], si sia allineato a questa brutta iniziativa votando a favore.

Per fortuna tutto ciò in pratica non avrà conseguenze: chi mai si occuperà di «avviare urgentemente con tutte le istituzioni dell’Unione europea e delle Nazioni Unite relazioni istituzionali che garantiscano l’indizione di una consultazione referendaria per accertare la volontà del popolo veneto in ordine alla propria autodeterminazione, avvalendosi del parere consultivo di un’apposita commissione di giuristi senza alcun onere a carico della Regione» [2]?

Purtroppo è stata una seduta di lavoro persa da una classe politica regionale che dovrebbe occuparsi di cose serie.

Fonte immagine Flickr

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  • su 12 gennaio 2013 a 05:20, di Marco Bottura In risposta a: Cartellino rosso al Consiglio regionale del Veneto

    Se questo atto del consiglio Veneto (condivisibile o meno) lo ritenete inutile, come vedete invece «simili battaglie» in Catalogna, Scozia (dove un referendum simile è da poco stato approvato, anche se dubito passerà), o addirittura Kossovo? Non provengono tutti dallo stesso concetto di autodetermenazione dei popoli propugnato proprio dall’ONU e condiviso dall’UE? Perchè, per esempio Kossovo si e Veneto no? Non è stata per esempio la Republica di Venezia una realtà millenaria e con tanto di popolo, stato e lingua che bene o male continua nella cultura veneta attuale, anche più di quanto sia stato lo stesso Kossovo o Catalogna e simili?. Non penso personalmente che sia una grande idea adesso come adesso, ma ha un qualche senso logico. Se si volesse davvero seguire l’idea di un «Europa dei Popoli» dei padri fondatori sono convito che la si dovrebbe fondare invece che sullo strapoteri di burocrati centrali e governi degli stati nazionali (il più delle volte quasi creati ad arte fra i 50 e 200 anni fa); su principi di sussidiarietà, coordinazione e si anche concorrenza (giuridica e non) che partono dal basso livello, dalle autentiche comunità locali. Un esempio di successo c’è l’abbiamo in Europa: La Svizzera, è un’Europa in miniatura che funziona dal medioevo. Ecco forse guardare più a lei che a Francia e Germania farebbe bene, se si vuole creare una vera ed efficacie «Unione Europea», Se.

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