L’Europa necessaria

, di Umberto Morelli

L'Europa necessaria

L’Europa è comunemente identificata con realizzazioni economiche, dal mercato interno alla moneta unica. In un periodo di crisi è quindi istintivo, anche se sbagliato, imputare all’Europa la causa della recessione. Ci si dimentica che l’UE non è solo libero mercato ed euro, ma anche pace, democrazia e condizione del benessere, di cui i suoi popoli hanno finora goduto, e della possibilità di ulteriore sviluppo.

La storia del continente è contrassegnata dai conflitti che hanno dilaniato le sue nazioni. La prima metà del Novecento ha visto due guerre mondiali conclusesi con il crollo delle potenze europee e la loro marginalizzazione sulla scena internazionale. Nel 1945 l’Europa era un cumulo di macerie, materiali per le distruzioni belliche e morali per l’aberrazione del nazismo.

L’unificazione, come avevano intuito i movimenti di Resistenza e scritto Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel Manifesto di Ventotene nel 1941, appariva l’unica via per affermare una pace duratura e una solida democrazia. Finita la guerra, sei paesi raccolsero questa eredità della Resistenza e decisero di fondare il loro futuro su basi pacifiche e democratiche avviando l’integrazione delle loro economie. Il progetto non era solo economico, ma anche politico: l’integrazione economica mirava a garantire lo sviluppo e a porre termine alle guerre e al secolare antagonismo franco-tedesco. Nella Dichiarazione Schuman, che segnava l’avvio dell’integrazione, era detto che «la solidarietà di produzione così costituita renderà manifesto che ogni guerra tra Francia e Germania diventa non soltanto impensabile, ma materialmente impossibile». Così è stato: la guerra fra i paesi membri è diventata materialmente impossibile. L’impegno di pacificazione è stato riconosciuto con l’assegnazione all’Unione Europea nel 2012 del premio Nobel per la pace; la motivazione afferma che l’UE «per oltre sei decenni ha contribuito al progresso della pace e della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani in Europa».

La salvaguardia delle istituzioni democratiche è da sempre un obiettivo dell’Europa. Nel 1950 il Consiglio d’Europa approvava la Convenzione europea per i diritti dell’uomo. La Convenzione, oltre a elencare i diritti, istituiva una Corte per rendere effettiva la loro tutela.

Nel 1993 l’UE ha fissato i criteri da rispettare per l’adesione, fra cui la presenza di istituzioni stabili che garantiscano la democrazia e lo Stato di diritto. Il trattato sull’UE stabilisce che questa si fonda sui valori della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’eguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani. La Carta dei diritti fondamentali dell’UE, proclamata nel 2000, e la Carta comunitaria dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori adottata nel 1989, oltre a riaffermare i valori in cui l’UE si riconosce, rappresentano un’ulteriore tutela dei principi democratici.

Il rispetto della democrazia non è mai venuto meno nella storia dell’integrazione europea. Non solo è necessario essere un paese democratico per aderire all’UE, ma occorre anche mantenersi tale. Il trattato di Amsterdam, infatti, ha rafforzato la tutela dei diritti dell’uomo prevedendo sanzioni contro lo Stato che si macchi di violazioni gravi e persistenti dei principi fondamentali dell’UE. L’evoluzione economico-sociale ha reso i paesi europei troppo piccoli per poter risolvere efficacemente da soli i problemi dello sviluppo sostenibile, delle migrazioni, dell’ambiente, della sicurezza. L’integrazione ha garantito agli europei un benessere e una qualità della vita fra le più alte al mondo. Oggi l’economia europea è una delle più avanzate, ma per superare la crisi occorre unire le risorse sotto istituzioni sovrannazionali dotate di poteri effettivi e democraticamente legittimate.

È semplicistico dire che è l’Europa a imporre il rigore, perché non esiste un governo europeo responsabile di fronte al Parlamento europeo, cioè ai cittadini europei, delle decisioni di politica economica. Di fatto il rigore è imposto da un direttorio formato dal Fondo monetario internazionale, dalla BCE, che è un organo tecnocratico, e da una Commissione europea ridotta a una sorta di segretariato del Consiglio europeo – Consiglio europeo che decide all’unanimità e dove la volontà della Germania si impone prepotentemente. Nessuno di questi organi è responsabile di fronte all’insieme dei cittadini europei.

Se esistesse un governo europeo, come richiede la condizione presente dell’Europa, legittimato dalla volontà popolare, a questo potrebbe essere chiesto, anzitutto nelle urne delle elezioni europee, di rispettare i precetti fissati dal Trattato sull’UE: «L’Unione Europea si prefigge di promuovere il benessere dei suoi popoli. Si adopera per lo sviluppo sostenibile, basato su una crescita equilibrata, su un’economia sociale di mercato che mira alla piena occupazione e al progresso sociale. Essa promuove la coesione economica, sociale e territoriale e la solidarietà tra gli Stati membri».

L’Europa unita è una necessità imposta dall’evoluzione storica. Solo il retaggio di una secolare cultura nazionalistica e la mancanza di coraggio e di lungimiranza di una classe politica che ha perduto la percezione della coincidenza tra il valore dell’unità dell’Europa e l’interesse nazionale del proprio paese ritarda il compimento del processo di unificazione avviato oltre settant’anni fa e che ha garantito ai cittadini europei decenni di pace, democrazia e benessere.

Articolo originariamente pubblicato dal Centro Studi sul Federalismo. Link all’articolo originale

L’immagine ritrare un francobollo emesso dalle Poste romene in occasione del cinquantenario dalla stesura della Convenzione europea per i diritti dell’uomo.

Tuoi commenti
  • su 12 maggio 2014 a 21:55, di Francesco Franco In risposta a: L’Europa necessaria

    sono molto daccordo con lautore. Parole giuste e vere! É opportuno che ogni tanto ci sia chi ci ricorda questi concetti.

  • su 21 maggio 2014 a 21:15, di Jean-Luc Lefèvre In risposta a: L’Europa necessaria

    Une classe politique qui n’a plus conscience de la convergence entre intérêts nationaux et valeurs de l’intégration européenne...En quelques mots tout est dit, et bien dit! Quand les élus de nos peuples européens comprendront que l’intérêt de chacun passe d’abord par l’intérêt de tous, ils auront tout compris.

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