La Conferenza sul Futuro dell’Europa: luci e ombre (parte 2)

, di Paolo Ponzano

La Conferenza sul Futuro dell'Europa: luci e ombre (parte 2)
European Parliament, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/license...> , via Wikimedia Commons

Conclusasi il 9 maggio di quest’anno, la Conferenza sul Futuro dell’Europa è stata uno straordinario strumento democratico che ha permesso a cittadini e società civile di discutere e studiare insieme alle Istituzioni europee e nazionali il domani dell’Unione. In questo articolo di Paolo Ponzano, diviso in due parti, una dettagliata sintesi della Conferenza, con la sua storia, la sua struttura e con le proposte cui ha dato stimolo.

Di seguito la seconda parte dell’articolo “La Conferenza sul Futuro dell’Europa: luci e ombre”, trovate qui la prima parte.

Il contenuto delle proposte dei cittadini

Il rapporto finale elaborato dal Segretariato della Conferenza e presentato all’ultima sessione plenaria di quest’ultima contiene le 49 proposte e le 328 misure elaborate dai nove panels di cittadini che hanno raggiunto un largo accordo sulle proposte da presentare alla Conferenza oppure quelle presentate online sulla piattaforma multimediale pur essendo coscienti del fatto che queste ultime proposte non hanno dato luogo in molti casi a un vero e proprio dibattito transnazionale a causa dei limiti imposti dalla piattaforma multimediale (difficoltà di dialogare su testi riassuntivi e di dibattere solo per via informatica). Riassumiamo qui di seguito il contenuto delle proposte formulate dai panels o figuranti sulla piattaforma informatica.

  • Cambiamento climatico e ambiente

Le proposte relative agli obiettivi e alle misure concrete da adottare a livello europeo mirano generalmente a rafforzare la politica ambientale dell’Unione e la lotta contro il cambiamento climatico; inoltre. i cittadini propongono di rafforzare la sicurezza alimentare e la protezione della biodiversità e dell’economia verde attraverso una serie di misure concrete. Sul piano energetico, le proposte mirano a rafforzare la sicurezza dell’Unione e a conseguire la sua indipendenza dai fornitori attuali. In materia di trasporti, i cittadini chiedono per l’essenziale l’aumento degli investimenti e la realizzazione di nuove infrastrutture. Più in generale, chiedono di migliorare l’utilizzo dei materiali all’interno dell’Unione e la promozione di prodotti più sostenibili e conformi alle norme ambientali dell’Unione. Vorrebbero anche aumentare la conoscenza e pertanto la consapevolezza ambientale sia per quanto riguarda l’uso dell’energia che la produzione alimentare. L’insieme delle misure proposte in questo campo possono essere realizzate dalle Istituzioni dell’Unione sulla base dei Trattati in vigore con la possibile eccezione di dover completare le disposizioni vigenti per poter realizzare l’autonomia energetica dell’Unione.

  • Salute

I cittadini chiedono l’adozione di nuove norme per la qualità degli alimenti e il rafforzamento dei sistemi sanitari al fine di garantire l’autonomia strategica dell’Unione per quanto riguarda i medicinali e i dispositivi medici. Più in generale, chiedono alle Istituzioni dell’Unione di stabilire un “diritto alla salute” garantendo a tutti gli europei l’accesso paritario e universale a un’assistenza sanitaria di qualità a prezzi accessibili. Sul piano delle competenze, si chiede a due riprese di includere la salute e l’assistenza sanitaria tra le competenze condivise dell’Unione modificando a tal fine l’art. 4 del Trattato di Lisbona (con una sola eccezione del panel dei cittadini olandese).

  • Un’economia più forte, giustizia sociale e occupazione

Si tratta di un capitolo che ha fatto l’oggetto delle proposte più numerose da parte dei cittadini, anche se spesso hanno formulato più obiettivi da raggiungere che misure legislative concrete. Il filo conduttore delle proposte è quello di fornire soluzioni adeguate a livello europeo per fare fronte alle principali sfide transnazionali, quali le disuguaglianze, la competitività industriale, i cambiamenti climatici, la migrazione o l’equità fiscale. Si richiede una strategia globale che garantisca ai cittadini un miglior benessere. Si riconosce che tale strategia può essere realizzata sia attraverso politiche e misure da adottare nel quadro istituzionale esistente sia, in alcuni casi non precisati, attraverso modifiche dei Trattati. Le principali misure riguardano una crescita più sostenibile, una revisione della governance economica dell’Unione che implichi maggiormente le parti sociali e gli enti locali, l’approfondimento del mercato unico, la digitalizzazione delle imprese e un aumento della loro competitività, in particolare delle PME. Nel campo sociale, si vuole garantire la piena attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali, in particolare attraverso salari minimi adeguati, assicurare la parità di genere e promuovere l’occupazione, in particolare per i giovani e i gruppi svantaggiati. Da notare l’idea di introdurre nei Trattati un Protocollo sul progresso sociale (idea che sarà ripresa nella risoluzione del Parlamento europeo). Sul piano istituzionale, i cittadini vogliono rafforzare le competenze dell’Unione in materia di politiche sociali e propongono una legislazione armonizzata per tutta l’Unione. Si chiedono misure complementari per lottare contro i bassi tassi di natalità e l’invecchiamento della popolazione. In materia di politiche fiscali e di bilancio, i cittadini vogliono rafforzare il bilancio europeo attraverso nuove risorse proprie e armonizzare le politiche fiscali nazionali anche garantendo che le decisioni europee siano prese a maggioranza qualificata e non più all’unanimità.

  • Unione europea nel mondo

Nelle loro proposte, i cittadini hanno espresso la necessità che l’Unione europea si doti di una sua autonomia nei settori strategici chiave e riduca la sua dipendenza dagli altri attori stranieri nel settore dell’energia, in particolare rafforzando il suo approvvigionamento e perseguendo una politica di acquisti comuni di energia importata. Dopo aver sottolineato la dimensione etica e quella ambientale delle relazioni internazionali dell’Unione, i cittadini chiedono che l’Unione europea migliori la sua capacità di prendere decisioni rapide ed efficaci in materia di politica estera e di sicurezza comune, facendo in modo che tali decisioni siano adottate di norma a maggioranza qualificata e non più all’unanimità (da notare che alcuni membri dei gruppi di lavoro hanno proposto altre alternative all’utilizzo dell’unanimità quali la geometria variabile e le cooperazioni rafforzate). Opinioni differenti sono state espresse per quanto riguarda il mantenimento o meno della regola dell’unanimità per decidere l’adesione di nuovi paesi all’Unione europea. Dopo aver raccomandato una maggiore informazione e partecipazione dei cittadini alla politica internazionale dell’Unione europea, i cittadini chiedono che l’Unione utilizzi le sue forze armate congiunte a fini di autodifesa, di lotta contro le aggressioni e di assistenza in caso di catastrofi naturali. In generale, l’Unione europea dovrebbe agire per garantire la pace e un ordine internazionale basato su norme che rafforzi il multilateralismo globale e la protezione dei diritti umani fondamentali (nonché per istituire nuovi partenariati con i paesi in via di sviluppo).

  • Valori e diritti, Stato di diritto e sicurezza

Nelle raccomandazioni dei vari panels e nelle discussioni dei gruppi di lavoro, i rappresentanti dei cittadini hanno affermato che i valori e i principi sanciti dai Trattati europei e nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione non sono negoziabili e devono essere pienamente rispettati sia in tutti gli Stati membri che in quanto condizioni per l’adesione di nuovi paesi all’Unione. I cittadini chiedono anche di rafforzare la cittadinanza europea attraverso uno statuto che preveda libertà e diritti specifici per i cittadini e le organizzazioni transfrontaliere. Da notare la raccomandazione relativa alla necessità di utilizzare tutte le vie legali per sanzionare le violazioni dello Stato di diritto, anche attraverso modifiche dei Trattati. I cittadini chiedono anche di garantire una politica più protettiva di trattamento dei dati personali e ritengono, ad esempio, che si dovrebbe creare una competenza dell’Unione europea in materia di educazione civica sulla protezione dei dati. Inoltre, i cittadini chiedono di combattere la disinformazione promuovendo maggiormente l’indipendenza e il pluralismo dei media e di istituire a tal fine un organismo dell’Unione europea. Infine, i cittadini chiedono l’adozione di misure che permettano di armonizzare e di migliorare le condizioni di vita in tutta l’Unione, in particolare incoraggiando la tassazione delle grandi imprese e raccogliendo fondi attraverso la lotta contro l’evasione fiscale.

  • Trasformazione digitale

I cittadini chiedono in generale che l’Europa diventi un leader mondiale e un organismo di definizione delle norme nel settore della digitalizzazione. Più specificamente, chiedono che tutti i cittadini abbiano in pratica un accesso a Internet e ai servizi digitali, compreso nelle zone attualmente sfavorite, attraverso un aumento degli investimenti e delle infrastrutture digitali. L’Unione europea dovrebbe adottare le misure necessarie affinché tutti i suoi cittadini, in particolare i minori e gli anziani, beneficino dei vantaggi della digitalizzazione. I cittadini chiedono anche che l’Europa sviluppi una politica di lotta alla criminalità informatica mediante sanzioni efficaci, di contrasto alla disinformazione digitale e di sostegno alle piattaforme digitali che favoriscano il pluralismo dei media. Occorrerebbero inoltre norme più efficienti in materia di protezione dei dati personali. Infine, i cittadini propongono che l’Unione europea promuova misure di digitalizzazione che rafforzino l’economia e il mercato unico in modo equo e sostenibile e aumentino la competitività europea nella tecnologia e nell’innovazione.

  • Democrazia europea

Questo è il campo d’azione centrale sul piano istituzionale, poiché contiene le principali proposte che implicherebbero in alcuni casi una riforma del processo decisionale dell’Unione europea e pertanto dei Trattati in vigore. Le prime proposte formulate dai cittadini riguardano il miglioramento della loro partecipazione ai processi di elaborazione delle politiche dell’Unione, ivi compresa la creazione di una piattaforma digitale di facile utilizzo che permetta ai cittadini di esprimere la loro opinione sulle questioni e le proposte legislative dell’Unione europea. Non è chiaro dal testo delle proposte se i miglioramenti da apportare alle procedure e strumenti di consultazione esistenti possono restare nel quadro dei meccanismi vigenti nel Trattato di Lisbona o se si rendessero necessarie modifiche del Trattato (per esempio per organizzare periodicamente delle assemblee dei cittadini giuridicamente vincolanti). Nella stessa ottica, si chiede alle Istituzioni dell’Unione di garantire una migliore informazione sulle sue attività e una migliore conoscenza del progetto di integrazione europea attraverso l’utilizzo di vari strumenti informativi di facile linguaggio e accessibilità. I cittadini chiedono di rafforzare l’identità comune tra i cittadini europei attraverso varie manifestazioni e rendendo la giornata dell’Europa (il 9 maggio) un giorno festivo aggiuntivo in tutta Europa.

Al fine di rafforzare la democrazia europea, i cittadini propongono di concepire un referendum a livello dell’Unione, che sarebbe avviato dal Parlamento europeo su questioni particolarmente importanti. Anche per questa proposta, non è chiaro se possa essere attuata a Trattati vigenti o con una modifica degli stessi. Inoltre, i cittadini chiedono una modifica della legge elettorale vigente nell’Unione al fine di introdurre “liste transnazionali” per le elezioni del Parlamento europeo (proposta già formulata dallo stesso PE). Le successive proposte dei cittadini sono più radicali e richiedono senza dubbio una modifica dei Trattati : nella prima, i cittadini chiedono infatti di avere voce in capitolo nell’elezione del Presidente della Commissione europea (o attraverso una sua elezione diretta oppure attraverso la scelta di candidati capolista nelle elezioni europee). In secondo luogo, chiedono di attribuire al Parlamento europeo il potere di proporre leggi europee (vale a dire un diritto di iniziativa legislativa che i Trattati riservano alla Commissione europea). In terzo luogo, il Parlamento dovrebbe decidere autonomamente il bilancio dell’Unione (che esige invece oggi una codecisione tra PE e Consiglio, vuoi un accordo pluriennale con il Consiglio europeo). Questa richiesta è tuttavia contestata dal Consiglio, secondo cui la proposta non si basa su una raccomandazione dei cittadini. I cittadini chiedono peraltro di modificare il processo decisionale europeo in quanto tutte le questioni attualmente decise all’unanimità dovrebbero essere approvate a maggioranza qualificata (con le sole eccezioni dell’adesione di nuovi paesi all’Unione europea e di modifiche ai principi fondamentali dell’Unione). L’insieme di queste richieste, come già detto, richiederebbero una modifica sostanziale dei Trattati in vigore. Le altre proposte dei cittadini riguardano la trasparenza del processo decisionale europeo attraverso la piena pubblicità dei dibattiti, una maggiore implicazione dei Parlamenti nazionali e della società civile ed una nuova denominazione delle Istituzioni europee. Inoltre, i cittadini chiedono di riaprire il dibattito sulla redazione di una Costituzione europea. Infine, i cittadini chiedono di riesaminare l’applicazione del principio di sussidiarietà a livello europeo e di attribuire ai Parlamenti nazionali, come anche ai parlamenti regionali, il potere di proporre iniziative legislative a livello europeo.

  • Migrazioni

I cittadini propongono di rafforzare il ruolo dell’Unione europea in materia di migrazione legale attraverso il miglioramento delle strutture esistenti, del funzionamento della direttiva europea detta “Carta blu” e l’istituzione di un organismo europeo per l’accesso dei migranti al mercato del lavoro. Chiedono al contempo di rafforzare la lotta contro le forme di migrazione irregolare e la protezione delle frontiere esterne dell’Unione europea, nel rispetto dei diritti umani. Inoltre, chiedono di applicare norme comuni a tutti gli Stati membri per quanto riguarda l’accoglienza dei migranti e di rivedere il sistema europeo di asilo (regolamento di Dublino) sulla base dei principi di solidarietà e di condivisione delle responsabilità. Occorrerebbe infine migliorare le politiche di integrazione in tutti gli Stati membri.

  • Istruzione, cultura, gioventù e sport

I cittadini chiedono di creare uno spazio europeo dell’istruzione inclusivo entro il 2025 in cui i diplomi e le formazioni professionali siano riconosciuti reciprocamente in tutti gli Stati membri dell’Unione. Vorrebbero sviluppare un’istruzione e una formazione permanente adeguate alle esigenze future della società e disponibili per tutti i cittadini europei. Chiedono di concentrare le misure dell’Unione e degli Stati membri sui bisogni specifici dei giovani al fine di garantire loro le migliori condizioni possibili per entrare nel mondo del lavoro ed evitare la fuga dei cervelli. I cittadini europei vogliono promuovere una cultura degli scambi formativi e della mobilità professionale, incrementare il multilinguismo e contribuire in tal modo ad una più forte identità europea. Chiedono infine di utilizzare maggiormente le iniziative già sviluppate dall’Unione quali i programmi “Europa creativa”, il nuovo Bauhaus europeo, i gemellaggi e le “Capitali europee della cultura”.

I risultati della Conferenza: luci e ombre

Le 49 proposte e le 328 misure riassunte qui sopra costituiscono il risultato della prima consultazione sovranazionale dei cittadini europei che non ha precedenti nella storia della democrazia partecipativa. È difficile definire la provenienza nazionale delle proposte formulate poiché esse sono il frutto sia dei panels di cittadini che di raccomandazioni rielaborate dai gruppi di lavoro e di discussioni tenute negli stessi gruppi e nelle sedute plenarie della Conferenza. Basandoci sulle note a piè di pagina figuranti nel rapporto finale, si potrebbe affermare che il maggior numero di proposte provenga dai cittadini di alcuni paesi (in particolare Olanda, Francia, Italia, Belgio, Germania, seguiti a grande distanza da Lituania e Danimarca). Poiché, come detto sopra, le proposte sono state discusse e rielaborate nei gruppi di lavoro e in seduta plenaria, non si potrebbe trarre la conclusione generale che solo i cittadini di questi paesi hanno contribuito attivamente ai risultati della Conferenza. Resta comunque valida l’affermazione che, all’eccezione delle discussioni tenute nei gruppi di lavoro e in seduta plenaria, che hanno avuto ovviamente un carattere transnazionale, la maggior parte degli eventi organizzati per fornire degli input ai lavori della Conferenza lo sono stati a livello nazionale e prevalentemente nei paesi precitati. Questa situazione ha contribuito a limitare il carattere transnazionale della Conferenza e delle sue conclusioni.

Un altro limite già indicato della Conferenza è risieduto nella difficoltà della piattaforma digitale multimediale a permettere un vero e proprio dibattito tra i cittadini e le organizzazioni della società civile sul piano transnazionale. Sul piano quantitativo, le iscrizioni sulla piattaforma dei cittadini e delle organizzazioni della società civile si sono situate ad un livello ancora insufficiente (circa 50 mila) per essere del tutto rappresentative dell’opinione pubblica dell’intera Unione europea. Questo risultato non è stato peraltro favorito dalla chiusura inopinata (e pubblicata poco prima) alla data del 21 febbraio 2022 delle iscrizioni sulla piattaforma multimediale. Un raffronto fatto con le consultazioni dei cittadini organizzate in passato dalla Commissione europea mostra che il numero di risposte al Libro bianco della Commissione presieduta da Juncker (contenente i cinque scenari definiti dalla Commissione per il futuro dell’Europa) ha raggiunto il livello ragguardevole delle 200mila unità. A fortiori, va ricordato che occorrono un milione di firme provenienti da cittadini di almeno sette Stati membri dell’Unione europea affinché le iniziative dei cittadini europei per elaborare una proposta di legge europea siano prese in considerazione dalla Commissione europea. Siamo dunque ancora lontani dalla rappresentatività richiesta in seno all’Unione dalle disposizioni in vigore o praticata in altre consultazioni già svolte.

Malgrado i limiti predetti, la Conferenza sul futuro dell’Europa ha rappresentato il primo esempio di democrazia partecipativa a livello europeo che ha permesso ad un nucleo sia pure ristretto della popolazione europea, in particolare di giovani, di esprimersi sulle politiche e sulle Istituzioni dell’Unione. Un miglioramento auspicabile nel funzionamento di una piattaforma digitale multilingue e un aumento dei dibattiti transnazionali, nonché il supporto di media e organi di stampa, dovrebbe favorire la formazione progressiva di quella “sfera pubblica europea” auspicata da Jurgen Habermas come presupposto indispensabile per la creazione di un vero e proprio “demos” europeo. Una democrazia sovranazionale europea ha bisogno di uno spazio pubblico europeo dove i cittadini possano discutere e confrontarsi, scambiare argomenti e formarsi un’opinione. Occorre quindi superare le barriere linguistiche – che hanno finora rappresentato un ostacolo in questo campo - affinché i cittadini dei vari paesi europei possano discutere i problemi risolvibili solo a livello europeo per poter arrivare a proporre soluzioni condivise.

Le proposte di riforma dei Trattati europei in vigore e i seguiti della Conferenza

Come risulta dalle proposte dei cittadini riassunte qui sopra, la grande maggioranza di queste ultime possono essere attuate sulla base dei Trattati in vigore mentre solo una minoranza (una decina al massimo) richiederebbero una modifica del Trattato di Lisbona. Questa situazione ha condotto ad una divergenza di opinioni tra le Istituzioni europee sui seguiti da dare alla Conferenza già prevedibile fin dall’inizio. Il Consiglio dei ministri – riflettendo in questo campo le divisioni esistenti tra gli Stati membri – ha voluto riaffermare la sua posizione tradizionale secondo cui appartiene alle Istituzioni europee – e in particolare alla Commissione europea - dare un seguito operativo ai risultati della Conferenza elaborando le proposte di legge necessarie a adottare i regolamenti o le direttive europee nelle materie indicate dai cittadini europei. Poiché il Consiglio può agire unicamente su proposta della Commissione europea, occorre quindi attendere che quest’ultima presenti le proposte di legge necessarie prima di intervenire sul piano legislativo.

Il Parlamento europeo – che si era fin dall’inizio dichiarato favorevole ad una modifica del Trattato di Lisbona ormai in vigore dal 2009 – ha messo l’accento sul fatto che i cittadini avevano formulato in una decina di casi delle richieste che esigono, per poter essere adottate, una modifica dei Trattati. Pertanto, il Parlamento europeo ha colto l’occasione per presentare, immediatamente dopo la conclusione della Conferenza, una risoluzione che chiede al Consiglio europeo di convocare una Convenzione, come previsto dall’art. 48 del Trattato di Lisbona, per avviare la procedura di revisione del Trattato stesso. Il PE intendeva in tal modo capitalizzare subito quella parte delle richieste dei cittadini europei che coincidono con le proposte avanzate spesso dallo stesso Parlamento (in particolare l’attribuzione al PE di un diritto di iniziativa legislativa e la soppressione della regola dell’unanimità a vantaggio delle decisioni a maggioranza) che considera essenziali per rendere più democratica e più efficace l’Unione europea. Purtroppo, al fine di riunire una maggioranza all’interno del Parlamento che adottasse rapidamente il progetto di risoluzione, i redattori di quest’ultima hanno aggiunto nel testo una richiesta interna alla Commissione per gli affari costituzionali (AFCO) di proseguire i lavori su possibili modifiche ulteriori dello stesso Trattato e di elaborare un rapporto per il mese di gennaio 2023. Questo mandato interno allo stesso Parlamento ha fornito un alibi indiretto al Consiglio dei ministri – in seno al quale gli Stati membri sono divisi sull’idea di riformare a breve il Trattato di Lisbona - per non dare un seguito immediato alla richiesta del Parlamento e per rinviare ogni decisione alla primavera del 2023. Questa decisione rende problematico l’avvio di una Convenzione per la modifica dei Trattati prima delle elezioni europee del Maggio/Giugno 2024 poiché gli Stati membri vorranno sfruttare a fini elettorali le decisioni che saranno prese in seno al Consiglio prima della scadenza elettorale sulla base delle proposte che presenterà nel frattempo la Commissione europea a Trattati vigenti. [1] [2] [3] [4]

L’articolo è in corso di pubblicazione sulla Rassegna di diritto pubblico europeo - Volume 1/2023.

Note

[1“Il modello della democrazia partecipativa tra aspetti teorici e profili applicativi: un’analisi comparata”/ Gabriele Pepe – Milano: Wolters Kluver; Padova: CEDAM, 2020 – XIV, 182

[2“Gli strumenti di democrazia partecipativa nelle Costituzioni e la partecipazione ai processi costituenti”. / Nicola Pettinari in “Federalismi.it”, 31 Luglio 2019, p. 40.

[3“Strumenti della democrazia” a cura di Gianfranco Pasquino – Ediz. Il Mulino – Bologna 2007.

[4“Participation and the role of law after Lisbon : a legal view on Article 11 TEU”, Joana Mendes, in Common Market Law Review, 2011, 48, pp. 1849-1878.

Tuoi commenti
moderato a priori

Attenzione, il tuo messaggio sarà pubblicato solo dopo essere stato controllato ed approvato.

Chi sei?

Per mostrare qui il tuo avatar, registralo prima su gravatar.com (gratis e indolore). Non dimenticare di fornire il tuo indirizzo email.

Inserisci qui il tuo commento

Questo campo accetta scorciatoie SPIP {{gras}} {italique} -*liste [texte->url] <quote> <code> ed il codice HTML <q> <del> <ins>. Per creare paragrafi lasciare semplicemente delle righe vuote.

Segui i commenti: RSS 2.0 | Atom