I retroscena di una reale intesa sulla PAC
Poiché a una prima lettura la votazione della PAC non ha raggiunto l’approvazione del Parlamento europeo, la Commissione ha permesso di aprire la via a un approccio più statale. Gli Stati membri sono stati quindi incaricati di elaborare un piano strategico nazionale per l’attuazione della PAC sui loro territori nel corso dei prossimi cinque anni. Questa possibilità, lasciata alla discrezione degli Stati, permetterà di riprendere in considerazione le loro specificità. Gli Stati hanno fino al 31 dicembre 2021 per presentare il loro piano strategico, che dovrà essere validato dalla Commissione, la quale disporrà allora di 6 mesi per valutarlo e approvarlo. Gli Stati membri dovranno poi presentare alla Commissione un rapporto annuale di rendimento, a partire dal primo anno dopo l’attuazione della nuova PAC. L’esecutivo europeo procederà a un esame del rendimento dei piani strategici che rientrano nella PAC nel 2025 e nel 2027, e potrà chiedere agli Stati membri di adottare misure correttive. L’idea è quella di regolare il mercato, riequilibrare il settore agroalimentare e ritrovare la governance alimentare europea. Il mercato vuole rafforzare la competitività degli agricoltori. La futura PAC resta orientata verso i bisogni del mercato ed è quindi necessario che gli agricoltori dell’Unione europea si adattino ai segnali del settore, sfruttando le possibilità offerte dal commercio fuori dall’Unione. Bisogna sottolineare che l’accordo ottenuto a giugno è stato validato dai ministri dell’agricoltura riunitisi a Lussemburgo il 28 giugno, che, va detto, erano furiosi all’idea di considerare la PAC e il Green Deal sotto uno stesso punto di vista.
Una PAC al servizio dell’ambiente
Le trattative sono giunte all’integrazione del Green Deal all’interno della PAC. Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione, ha dichiarato che: «Durante le trattative, la Commissione ha lavorato per far sì che la nuova politica agricola comune possa sostenere il Patto Verde. L’accordo concluso oggi segna l’inizio di un vero punto di svolta nel modo in cui pratichiamo l’agricoltura in ogni parte d’Europa…».
La PAC permetterà di prendere in considerazione le preoccupazioni sociali, in quanto gli Stati membri, per poter ricevere gli aiuti dell’Unione, devono rispettare certi aspetti del diritto del lavoro europeo. Almeno il 10% di tali aiuti verrà ridistribuito alle piccole imprese. Aumenta anche il sostegno ai giovani agricoltori, poiché ora gli Stati devono riservare loro almeno il 3% degli aiuti totali, compresi quelli per investimenti e installazioni. Il clima, l’ambiente e il benessere degli animali non vengono lasciati da parte. La nuova PAC integrerà perfettamente la legislazione europea in materia ambientale. Permetterà di attuare in modo conforme il Patto Verde e alcune strategie come «Dalla fattoria alla tavola» e «Biodiversità». Solo rispondendo in modo coerente alle politiche ambientali e della biodiversità, gli agricoltori potranno ottenere gli aiuti, fermo restando che spetta agli Stati proporre programmi ecologici sul proprio territorio. Così, in ogni azienda agricola, almeno il 3% delle terre arabili sarà consacrato alla biodiversità e a elementi non produttivi, con la possibilità di ricevere un aiuto tramite programmi ecologici per arrivare al 7%. Il nuovo sistema permetterà di ricompensare gli attori agricoli che adottano pratiche virtuose per clima e ambiente.
Una ripartizione degli aiuti più adatta di fronte alla concorrenza
L’accordo concluso risponde al bisogno di rafforzare la posizione degli agricoltori nella catena di approvvigionamento alimentare, offrendo loro ulteriori mezzi per essere competitivi e far fronte alla concorrenza. Tramite gli aiuti, la PAC deve rispondere al mantenimento del settore agricolo in Europa contro le importazioni massicce dei paesi stranieri.
In occasione delle trattative è sorta la questione riguardante l’introduzione di una vera e propria legislazione specifica sui residui dei pesticidi vietati in Europa e presenti nei prodotti importati a carico dell’Unione. Il dibattito risulta ancor più legittimo se si considera che l’Unione vieta numerosi pesticidi ma conserva una dipendenza di importazione agricola ancora importante, come lo provano le importazioni di soia da Brasile e Stati Uniti, eredità del piano Marshall, o ancora di certi frutti. Tuttavia, la stessa UE si trova in una situazione turbolenta per via dell’uso di pesticidi e la questione di una nuova autorizzazione del glifosato.
Una nuova riserva agricola verrà introdotta per finanziare i bisogni del mercato in tempi di crisi, considerando un budget annuale di almeno 450 milioni di euro. I nuovi aiuti del piano ecologico sono fissati al 25% del budget per il primo pilastro, con la possibilità per gli Stati di erogare appena il 20% nel 2023 e nel 2024. A partire dal 2025, se il 25% non verrà raggiunto, i fondi potranno essere abbondanti nei budget per il piano ecologico da qui al 2027, oppure essere trasferiti verso misure del secondo pilastro, in favore del clima e dell’ambiente. Il 35% del budget è riservato appunto al secondo pilastro.
Con questi aiuti ci si augura di poter sollecitare gli agricoltori ad attuare pratiche virtuose per l’ambiente. L’idea è di tornare a una politica alimentare “dalla fattoria alla tavola”. Può essere mossa una sola critica: se si vuole rafforzare la concorrenza degli agricoltori europei e regolare il mercato, e quindi ritrovare la nostra sovranità alimentare sul vecchio continente, a cosa serve continuare a firmare accordi di libero scambio che trattano le questioni alimentari? A questo proposito, da qualche tempo è nata l’idea di far evolvere gli accordi di libero scambio tra Unione europea e paesi terzi.
L’applicazione della PAC da parte del governo francese: i movimenti degli agricoltori biologici
L’applicazione della PAC da parte del governo francese, e più precisamente del ministero dell’Agricoltura nel piano strategico nazionale riguardante gli aiuti agli agricoltori biologici, ha suscitato numerosi campanelli d’allarme in questa filiera. Gli agricoltori biologici sono sbigottiti: la Francia non li sosterrà abbastanza. Secondo loro, il paese non intraprenderà nemmeno questa strada, poiché all’entrata in vigore della PAC 2023 gli aiuti europei di cui beneficeranno saranno divisi in due, secondo uno scenario mostrato al ministero dell’Agricoltura dalla Federazione nazionale per l’agricoltura biologica (Fnab). Gli agricoltori biologici ritengono che, perdendo gli aiuti, le loro entrate non potranno competere con quelle dell’agricoltura che si basa su concimi e pesticidi chimici.
Nella nuova versione degli aiuti, il governo francese prevede in effetti un aumento degli aiuti per la conversione, ma non verserà ulteriori aiuti per il mantenimento del biologico. Tuttavia, l’idea di base del primo pilastro della PAC sarà valorizzata. Una delle novità principali della nuova PAC sta nell’instaurare un piano ecologico. Si prevede che condizioni il versamento di più o meno un quarto degli aiuti diretti a pratiche virtuose sul piano ambientale. Questo piano ecologico sostituirà il “pagamento verde” che veniva accordato a numerosi agricoltori bio. L’idea della politica agricola francese è di aumentare il numero di aziende agricole biologiche incrementando le certificazioni ambientali, per far alzare l’offerta biologica in Francia e diminuire in modo effettivo il prezzo, in vista della domanda sempre crescente di questo tipo di prodotti.
Per la Fnab, però, il piano ecologico non permetterà di compensare la perdita del pagamento verde nato dalla vecchia PAC. Ritiene inoltre che l’accesso al piano ecologico non sia abbastanza selettivo. Il ministro dell’agricoltura francese, Julien Denormandie, promette infatti un piano ecologico accessibile ad almeno il 70% degli agricoltori francesi.
Da notare, infine, che il governo ha lanciato stimoli per sostenere l’agricoltura biologica, come credito d’imposta e aumento dei fondi per il biologico tramite il piano di ripresa.
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