UNA STORIA AL FEMMINILE PIÙ INTERNAZIONALE: RUTH BADER GINSBURG

, di Christian Gibbons, Isabelle Walker, Madelaine Pitt, Trad. Maria Cristina Macrì

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UNA STORIA AL FEMMINILE PIÙ INTERNAZIONALE: RUTH BADER GINSBURG
Ruth Bader Ginsburg sul palco del National Book Festival nel 2019. Foto : Library of Congress Life

Dopo mesi di pianificazione la rivista sorella di Eurobull, “The New Federalist”, ha lanciato, per un periodo di due settimane, una serie di articoli dal nome European HerStory, dedicata allo studio e alla celebrazione delle conquiste femminili nella storia europea. Tuttavia, la scomparsa della giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America, Ruth Bader Ginsburg, ha portato a includere nella serie un articolo a lei dedicato, nonostante il suo lavoro abbia influenzato più direttamente gli eventi della storia statunitense. La sua reputazione in qualità di pioniera nel campo dell’uguaglianza di genere è, infatti, conosciuta in tutto il mondo e la sua scomparsa, coincidendo con l’uscita della serie, rappresenta una grande perdita per gli Stati Uniti e per le cause alle quali Ginsburg aveva dedicato una vita intera. Ci sembra, dunque, doveroso rendere un omaggio a lei e al suo lavoro, come parte delle donne che hanno segnato la nostra storia.

Ruth Bader Ginsburg (15 marzo 1933 – 19 settembre 2020) nacque a New York da genitori ebrei. Suo padre emigrò da Odessa quando era ancora nell’Impero Russo, mentre sua madre, nata negli Stati Uniti, era figlia di immigrati austriaci ebrei.

Dopo essersi iscritta alla Harvard Law School, dove era una delle sole nove studentesse in una classe di 500 persone, Ginsburg si trasferì alla Columbia University, dove era una delle prime della classe. A quel tempo, in America, la professione legale era ancora dominata fortemente dagli uomini. Vittima di numerosi pregiudizi legati al suo genere, Ginsburg ebbe difficoltà a trovare un lavoro all’inizio della sua carriera legale. Dei dodici studi legali nei quali aveva sostenuto un colloquio, nessuno le offrì un lavoro. Neanche la personale raccomandazione del Professore Albert Sachs di Harvard al giudice della Corte Suprema Felix Frankfurter era servita : quest’ultimo, infatti, si rifiutò di offrirle il posto di assistente legale, perché apparentemente troppo a disagio all’idea che una donna potesse avere così tanta responsabilità.

Nonostante le discriminazioni subite, Ginsburg iniziò una brillante carriera accademica e produsse numerose pubblicazioni su questioni femminili. Negli anni ’70, lavorò anche come avvocato civilista per il Progetto sui Diritti delle donne presso la American Civil Liberties Union (ACLU), progetto che contribuì a fondare. Inoltre, venne coinvolta in uno dei primi casi della Corte Suprema sull’uguaglianza di genere e scrisse la memoria che ha reso incostituzionale la discriminazione sessuale, utilizzando il quattordicesimo emendamento della costituzione americana, il quale stabilisce che tutti sono uguali davanti alla legge. Nel 1993 venne nominata e, in seguito, confermata alla Corte Suprema, divenendo la seconda donna giudice nei 212 anni di storia dell’istituzione. In questo ruolo e attraverso numerosi interventi importanti, fu determinante nella conquista della giustizia in un caso di iniquità salariale, gettando le basi per una legislazione basata sull’equità di salario.

Ginsburg è tristemente scomparsa lo scorso settembre, lasciando una complessa e significativa eredità giudiziaria – che include casi sul sistema sanitario, sui diritti delle donne, sulla tutela dell’ambiente, sulle unioni civili e molto altro – che vale bene la pena ricordare. A mancarci sarà anche la sua capacità di creare rapporti di amicizia con persone dalle idee politiche opposte (come con l’antico giudice della Corte Suprema Antonin Scalia). Ciò è particolarmente vero in un tempo in cui la Corte Suprema è diventata più politicizzata che mai.

Le parole ebraiche tzadik (“la cosa giusta”) e tzedek (“giustizia”) sono strettamente connesse tra loro e, forse, nessuno meglio di Ruth Bader Ginsburg incarna questi concetti, il cui esempio si spera continui a ispirare altri negli anni a venire, soprattutto le giovani donne. Nelle sue stesse parole : “le donne appartengono a tutti i posti in cui le decisioni vengono prese”.

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