Parliamo del recente G7 che si è tenuto fra i ministri dell’ambiente alla fine di maggio e delle decisioni che sono state prese o confermate nel corso della conferenza.

Vertice G7: le decisioni sull’ambiente

, di Silvia Dalla Ragione

Vertice G7: le decisioni sull'ambiente
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Il 20 e il 21 maggio 2021 si è svolto – da remoto – il G7 tenuto dai ministri dell’ambiente, a cui hanno partecipato anche Australia, Corea del Sud, India e Sudafrica in qualità di ospiti. Quanto discusso dai ministri dell’ambiente è stato poi confermato dai leader degli stati partecipanti durante il summit in Cornovaglia dall’11 al 13 giugno 2021.

Da quanto riportato nel comunicato ufficiale pubblicato nel sito web dell’evento, i ministri hanno preso in considerazione anche la pandemia di COVID-19 per discutere e trovare soluzioni al cambiamento climatico. I fattori determinanti della perdita di biodiversità globale e del cambiamento climatico sono infatti strettamente legati a quelli che aumentano il rischio di zoonosi – malattie infettive trasmissibili da animale a uomo – che possono sviluppare pandemie. Con il suo programma, il G7 ha posto le basi per il COP26 che si terrà a novembre a Glasgow, in Scozia.

Quali decisioni sono state prese?

Se da una parte i paesi partecipanti – Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d’America – hanno confermato di voler raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, dall’altra hanno anche comunicato di voler tagliare gli aiuti pubblici per le centrali a carbone entro il 2021. Ciò significa che gli stati più avanzati dovranno sostenere economicamente i paesi in via di sviluppo. A tal proposito tali stati si impegneranno a stanziare in totale 100 miliardi di dollari all’anno come già previsto in sede ONU – fra il 2020 e il 2025 - da destinare ai paesi che basano la loro economia sul carbone, per poter sviluppare nuove tecnologie. Questo comporta un’accelerazione per cercare di ridurre le emissioni entro il 2025 anziché entro il 2030. Tuttavia non c’è stata la possibilità di aumentare la somma, come alcuni stati avrebbero sperato, né si è trovato un accordo su come stabilire se gli stati abbiano effettivamente stanziato i soldi.

Lo stop ai finanziamenti per il carbone rappresenta un passo importante per un’economia più eco-sostenibile, considerando che il carbone è la causa primaria dell’inquinamento e dell’alterazione climatica. Tuttavia, installazioni a carbone sono supportate qualora vengano implementate tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) per ridurre le emissioni nocive. Fondamentale è la partecipazione del Giappone in questa decisione, dal momento in cui Tokyo ricava dal carbone il 31% del suo fabbisogno energetico.

Non meno importante è la tutela della biodiversità trattato al G7, tramite il G7 2030 Nature Compact. Il documento si basa su 4 pilastri che delineano come i membri del G7 si dovranno impegnare per il rispetto delle diversità biologica, includendo una transizione per un uso legale e sostenibile delle risorse naturali, investire sulla natura, conservare e restaurare la natura e infine dare priorità all’attuazione degli impegni per la natura.

Il ruolo dell’UE

Tre dei sette paesi partecipanti al G7 fanno parte dell’Unione Europea: Francia, Germania e Italia. Poiché l’UE è un’organizzazione sovranazionale e non uno stato sovrano, non può partecipare in qualità di membro né può assumere la presidenza di turno, ma può partecipare alle varie discussioni.

Il piano dell’Unione Europea è quello di ridurre del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030, dopo mesi di pressioni contro l’iniziale obiettivo del 40%. Inoltre l’UE intende stanziare dei finanziamenti per prendere misure contro il cambiamento globale. A ciò si aggiunge la ratifica dell’accordo di Parigi firmato nel 2016, che prevede di contenere l’aumento della temperatura media globale sotto i 2°C, preferibilmente entro un massimo di 1,5°C di incremento, per evitare gli effetti del cambiamento climatico.

Al di là di ciò, tuttavia, l’Unione Europea non tiene in considerazione la differenza regionale dei suoi stati membri. Il sud infatti sarà colpito da siccità, dal calore urbano e dal declino agricolo, oltre ad avere conseguenze a livello psicologico. Per questo motivo l’UE dovrebbe ratificare leggi e accordi a tutela delle varie regioni, anziché a livello internazionale, perché se da una parte si deve raggiungere la neutralità globale, dall’altra parte deve essere considerata anche la differenza climatica all’interno di un’organizzazione di stati. Si deve quindi studiare e capire di cosa necessitano i singoli stati membri per poter vedere dei benefici concreti e non solo su carta. Poiché il G7 è composto dai rappresentanti dei paesi più industrializzati del mondo, le decisioni e gli accordi che vengono prese possono concretamente avere un impatto a livello globale. Stabilire delle scadenze e definire i metodi con cui raggiungere gli obiettivi imposti sono due cose necessarie e fondamentali per poter attuare dei cambiamenti reali e tangibili.

Fonti:

https://www.g7uk.org/climate-environment-ministers/

https://www.g7uk.org/g7-climate-and-environment-ministers-communique/

https://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2021/06/13/2021-g7-leaders-communique/

https://www.bbc.com/news/science-environment-57462040

https://www.g7uk.org/wp-content/uploads/2021/06/G7-2030-Nature-Compact-PDF-120KB-4-pages-2.pdf

https://www.politico.eu/article/how-climate-change-will-widen-european-divide-road-to-cop26/

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