Vite Europee: Altiero Spinelli

, di Stefano Pirani

Vite Europee: Altiero Spinelli
Altiero Spinelli, Public domain, via Wikimedia Commons

Vite Europee è la rubrica in cui si approfondiscono le storie dei personaggi che hanno contribuito a costruire l’odierna Unione europea e a stimolare dibattiti e riflessioni su come potrebbe essere l’Europa del futuro. Nell’articolo di oggi, il primo della rubrica, a essere messa sotto la lente d’ingrandimento è la vita di Altiero Spinelli, padre del federalismo europeo

La rubrica in cui vengono narrate le storie dei grandi d’Europa non potrebbe che cominciare con quella del padre dei federalisti europei, Altiero Spinelli.

La giovinezza e i primi impegni politici durante il regime fascista

Fondatore del Movimento nel 1943 e figura chiave dell’integrazione europea, trascorre la sua prima infanzia lontano da dove si concentrerà la sua missione politica. Dopo la sua nascita a Roma nel 1907, infatti, la sua famiglia si trasferisce in Brasile, dove il padre ricopre la carica di viceconsole del Regno d’Italia, per poi diventare commerciante di cacao.

Tornato in Italia all’età di cinque anni, il giovane Altiero riceve un’educazione inconsueta, in quanto i suoi genitori sono convinti atei e socialisti. All’età di 13 anni, infatti, viene introdotto dal padre alla politica, ma è la lettura di classici come Marx, Lenin e Trockij a spingerlo fin da adolescente all’azione. Come ricorda in “Come ho tentato di diventare saggio”: avevo accettato l’ordine delle cose, poi con la guerra ho capito che le cose dell’uomo sono una successione di eventi che trasportano con sé me, la mia famiglia e il mondo intero. Pensavo che la miseria, la tirannia, la guerra e l’ingiustizia sarebbero state spazzate via dalla Rivoluzione.

Nel 1924, due anni dopo la marcia su Roma, decide di iscriversi al Partito Comunista d’Italia. Ciò non significa esporsi nella scena pubblica, ma agire in clandestinità, fino a quando non viene arrestato in una gelateria di Porta Venezia a Milano. Questo sarà l’ultimo momento di libertà fino alla caduta del fascismo nel 1943.

L’incarcerazione e la conversione politica

Trascorre i primi dieci anni di segregazione in prigione, prima a Lucca, poi a Viterbo e Civitavecchia. Qui approfondisce soprattutto lo studio della letteratura, delle lingue e della filosofia marxista, grazie ai libri forniti dal signor Hoffmann, un dissidente svizzero che riceve frequenti visite da parte del proprio console, e da cui può ottenere le opere di cui ha bisogno. Ma la lettura dei classici del socialismo, invece di rafforzare la sua fede politica, finirà per indebolirla, perché Spinelli si rende conto che gran parte della teoria non regge a molte delle critiche che le vengono indirizzate. Se per molti compagni l’appartenenza al gruppo e la fedeltà alla dottrina sono l’elemento fondamentale dell’adesione al Partito, la libertà e l’autonomia di pensiero sono per lui principi inderogabili. La rottura definitiva con il partito, tuttavia, arriverà solo nel 1937, quando, appena trasferito al confino sull’isola di Ponza, viene espulso per non aver assecondato la decisione del PCI di piegarsi alle politiche totalitarie e inumane dell’Unione Sovietica.

Il punto di rottura nella sua formazione politica e filosofica avviene con il trasferimento a Ventotene. Qui non trova ex-compagni che fingono di non vederlo quando incrociano il suo sguardo, ma nuove figure che si riveleranno imprescindibili per la sua maturazione. Con Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, due esuli antifascisti che avevano aderito al movimento politico liberal-socialista Giustizia e Libertà, comprende l’importanza di valori quali la libertà e la democrazia, non contemplati dal pensiero comunista. Assieme, i tre capiranno che, al fine di preservare questi principi, sarà necessario arrivare a un’unità politica dei Paesi europei, e raggrupperanno i loro pensieri in un’opera che, ad oggi, è considerata il testo fondativo del federalismo europeo: il Manifesto di Ventotene.

L’isola ponziana non è solo testimone della sua conversione politica, ma anche della nascita dell’amore di una vita con Ursula Hirschmann, politica e antifascista tedesca, di origine ebrea. Quest’ultima ha seguito Colorni, il precedente marito, al confino, nonostante la loro relazione sia già al termine. In lei Altiero troverà il sostegno necessario per perseguire le proprie battaglie politiche una volta che la guerra sarà conclusa.

I tentativi di unire l’Europa nel secondo dopoguerra

Dopo la caduta del regime fascista, il 18 agosto 1943 Spinelli viene liberato assieme agli altri dissidenti. Solo dieci giorni dopo è a Milano, a casa del professore di chimica Mario Alberto Rollier, dove, assieme a Colorni, Rossi e altri diciassette aderenti fonda il Movimento Federalista Europeo. L’obiettivo del gruppo è ricostruire l’Europa del dopoguerra secondo un modello federale e democratico, in grado di superare lo schema antico dello Stato-nazione. L’unico modo per internazionalizzare le idee federaliste, tuttavia, è trasferirsi all’estero. Dunque, assieme a Hirschmann e Rossi si trasferisce in Svizzera, dove vi rimane fino alla fine della guerra, riuscendo a diffondere le proprie tesi. Ma, quando è chiaro che il nuovo scenario politico internazionale è dettato dalla rivalità fra Stati Uniti e Unione Sovietica, l’intero progetto di autonomia federale europea si rende impossibile da realizzare. Ed è così che, per qualche tempo, dopo aver lasciato il MFE, Spinelli si ritira anche dall’attività politica.

Da qui in avanti, la missione europeista di Altiero Spinelli sarà contraddistinta da alcuni successi e molte sconfitte, similmente al processo di integrazione che tenta a più riprese di rilanciare. Una nuova speranza emerge nel 1947, quando viene lanciato il Piano Marshall. Ritenendo che finanziando il riassestamento economico europeo gli americani non vogliano che esercitare una politica imperialista sull’Europa, tenta di convincere i governanti europei che un’integrazione di tipo funzionalista non possa funzionare, e cerca di organizzare una Convenzione incaricata di scrivere una Costituzione federale sul modello statunitense. Ma, vedendo che gli Stati stanno perseguendo la ripresa da soli, capisce che i suoi obiettivi non sono realizzabili. Una nuova possibilità emerge quando, dopo la nascita della CECA, si discute di riarmare la Germania attraverso una Comunità Europea di Difesa. Secondo Spinelli, la messa in comune degli eserciti non può avvenire senza la creazione di istituzioni politiche comuni. Riuscendo a diventare fidato consigliere del Presidente del Consiglio De Gasperi, spinge perché il governo italiano appoggi la creazione di una Comunità Politica Europea. Sarà così introdotto nell’articolo 38 del Trattato della CED una clausola per istituire un’Assemblea speciale incaricata di studiare la creazione di un’Autorità Politica Europea. Ma, per il rifiuto del Parlamento francese, la CED non vedrà mai la luce.

La missione europeista all’interno delle istituzioni europee

In seguito a una pausa dalla causa federalista, negli anni ’70 diventerà Commissario europeo, ritenendo che il rilancio dell’integrazione possa avvenire soltanto su spinta della Commissione. Intanto, continua ad appoggiare la battaglia politica finalizzata a trasformare il Parlamento Europeo in un’assemblea a suffragio universale, ritenendo che l’immobilismo forzato dal Consiglio possa essere controbilanciato dall’attività di un’istituzione democraticamente eletta. Ma le cattive condizioni di salute della moglie, che lo porteranno a meditare il suicidio, lo spingono a dimettersi dal suo ruolo di Commissario. Quando Hirschmann si ristabilisce, tuttavia, si candida alle elezioni europee del 1979, divenendo Parlamentare europeo per il resto della sua vita. Qui combatterà dure battaglie federaliste, tra cui, su tutte, la formazione del Club del coccodrillo, che sarà di ispirazione allo sviluppo dell’Atto Unico Europeo del 1987, influenzato dalla risoluzione del 1984 proposta dalla Commissione istituzionale del Parlamento, istruita per volere del Club.

La missione di una vita di colui che ha vissuto sulla propria pelle le tragiche conseguenze di un’Europa divisa e totalitaria, termineranno quando Altiero Spinelli morirà a Roma il 23 maggio 1986. Verrà sepolto sull’isola di Ventotene, dove ancora oggi la sua eredità viene accolta da chi si batte per il sogno di un’Europa federale e democratica.

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